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PostHeaderIcon L'arte di sperimentare di Antonio Fundone

I quadri di Antonio Fundone (a lato: "Autoritratto") non lasciano indifferenti. Raccontano di una ricerca insistita, di una costante sperimentazione di immagini e materiali, di una domanda sempre insoddisfatta. Frammenti dei perché della vita. Come “Il tempo è denaro”, dove un volto è costituito dalle monete e gli occhi da due orologi; oppure “La mia anima” che si fa strada a fatica in un muro; ed ancora “Le spie”, con un occhio che scruta da dietro una corteccia; “La morte fumosa”, con un teschio circondato a mo' di aureola dalle sigarette; “La stampa” in cui racchiude i suoi dubbi sul mondo dei media; ed infine “L'amore è gratis” (vedi sotto), con un cuore costituito da scontrini che, battuti su carta chimica, sono destinati a scomparire col tempo. Adesso Antonio Fundone sta sperimentando gli effetti dell'ombra, con una tela tagliata in maniera particolare e inondata di luce: un quadro che si fa video. Propone anche fotografie d'impatto come, ad esempio, il girasole, “sole che nasce dalla terra”. E sostiene: “Il sorriso dei bambini, le mani degli anziani... Una nuvola, un sasso, una tela di Picasso... All'arte non serve spiegazione, arte è brivido ed emozione...”.

La sperimentazione, l’uso (e l'abuso, dice lui) di ogni tipologia di materiale, dall’olio all’acrilico, combinati con svariati materiali, dall’alluminio, alla plastica, al vetro, fanno di Fundone un personaggio eclettico, dalla tecnica in continua evoluzione. Ha esposto in varie manifestazioni e locali della provincia di Belluno e fa parte del gruppo “Artisti Inquieti” di Santa Giustina, guidato da Massimo Anania. Grazie all'incontro con Vito Vecellio e Francesca Casanova dell'Associazione ImmaginAria ha partecipato alle ultime sei edizioni di Lorenzago Aperta, “una rassegna – commenta - coinvolgente e ricca di emozioni, momento di scambio e di crescita artistica per me molto importante.” Una tappa che prosegue nelle terre del Cadore.Antonio Fundone è nato a Pieve di Cadore nel 1981, i nonni paterni sono originari della Basilicata, saliti al nord per lavorare alla costruzione del villaggio Eni di Borca di Cadore, il ramo materno invece è di Pozzale. Ha studiato all’istituto per geometri “Dante Alighieri” di Vittorio Veneto, quindi è tornato in Cadore e, dopo varie esperienze lavorative, si è dedicato all’impresa edile di famiglia. Nel mondo dell'arte è entrato da autodidatta “per l’estrema necessità – sottolinea - di interpretare i lati oscuri e nascosti della mia anima, come se la tela potesse rappresentare un’istantanea di anima e pensiero di un  particolare momento.”Lo choc insomma c'è stato, ed in fondo è quello che cerca ogni artista: un forte impatto emotivo, tanto forte da far riflettere in una società abituata invece a fagocitare tutto senza soffermarsi sufficientemente su niente.   Spazio aperto, quindi, per chi vuole cimentarsi con il pubblico, anche a costo di creare qualche incomprensione. “Questa tela (si tratta di 'Sorriso cucito') era esposta in un locale – spiefa in un altro post - ed è stata rimossa dai gestori (capisco, ma non condivido..) perché una bimba di tre anni scoppiava a piangere guardandola... Sono dispiaciuto per le lacrime, ovviamente, ma contento di aver toccato la sua piccola coscienza; niente è più ricettivo e intuitivo della mente di un bambino...”.Un esperimento che ha voluto condividere con altri artisti. Così qualche giorno fa ha lanciato la proposta sulla sua pagina Facebook: “Se dipingi, disegni o crei qualcosa di appendibile ad un muro, e non hai mai avuto la possibilità di esporre, contattami.. Ho raggiunto un accordo con un locale in Cadore che mi permette di esporre (me stesso) e/o altri artisti in modo continuativo.”I quadri si trovano ora nella sala d'aspetto del medico condotto di Tai e nel bar della Cooperativa in piazza a Calalzo. “Chi va alle mostre va in cerca dell'arte quale essa sia, tradizionale o sperimentale. Io vado alla ricerca invece, con queste esposizioni abbastanza fuori dell'ordinario, di un nuovo pubblico, di chi abbia voglia di fermarsi qualche minuto a guardare ed a capire come io rappresento la realtà che vedo, come la interpreto in maniera decisamente personale.”Reduce da Lorenzago Aperta, a cui ha partecipato per la sesta volta, Antonio Fundone non ha riposto i suoi quadri, ma li ha messi a disposizione del pubblico. Ed ha tentato un esperimento, che ben si addice alla sua anima di sognatore alla ricerca di se stesso.